Stai vendendo casa? Presta attenzione a questa dimenticanza: potresti pagare 2.300 euro di tasse in più senza accorgertene
Se stai pensando di vendere la tua abitazione, fermati subito prima di compiere qualunque ulteriore azione. Ci sono infatti delle clausole che devi conoscere, onde evitare di arrivare impreparato al momento della vendita. Prima di tutto, chiarisci una questione: se stai cercando di vendere una casa entro cinque anni dell’acquisto, una casa che hai usato come abitazione principale, sappi che la questione richiede particolare attenzione.

Se, infatti, dovessi ritrovarti a non poter dimostrare che l’immobile è stato adoperato come prima casa rischi di dover pagare l’imposta sulla plusvalenza, che può superare i 2 mila euro. Di cosa si tratta? La differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto. Nel capitolo che segue analizzeremo tutti i dettagli della questione e le normative di riferimento.
Vuoi vendere casa entro cinque anni dall’acquisto? Cosa devi sapere
L’articolo che dobbiamo prendere come riferimento è il 67 del Tiur, il Testo unico delle imposte sui redditi. In sintesi, secondo questa disposizione, le plusvalenze derivanti dalla vendita di immobili acquistati o costruiti da non più di cinque anni (a titolo oneroso) sono tassabili come redditi “diversi”, con l’unica eccezione che l’immobile non sia stato adibito ad abitazione principale. Qualora quest’ultimo requisito fosse soddisfatto, il cedente non dovrà pagare la tassazione prevista dall’articolo 67.
Laddove la casa, invece, non sia stata abitata come abitazione principale, il sospetto è che il cedente la venda per puro scopo di lucro. Di conseguenza la plusvalenza viene tassata, a meno che il proprietario non riesca a dimostrare che dietro l’atto di cessione non vi è alcuna finalità speculativa. Vediamo, dunque, quali sono i documenti che possono tornarti utili in caso di una simile situazione.
Come dimostrare che l’immobile che vuoi vendere è stato la tua abitazione principale
A supporto del cedente, ovviamente, intervengono una serie di documenti che attestano che l’immobile è stato sfruttato come abitazione principale per la maggior parte del tempo. In primis le bollette intestate all’immobile che testimonino un utilizzo continuativo. A queste si aggiunge il contratto di comodato d’uso gratuito, anche non registrato, che deve però essere accompagnato da una dichiarazione scritta del proprietario.

Altri documenti utili possono essere certificazioni o dichiarazioni di dimora abituale. Per quanto concerne la residenza anagrafica, invece, essa non è obbligatoria per scampare alla tassazione, in quanto, di per sé, non vale come “traccia” dell’uso abitativo.
L’ultimo consiglio che voglio darti è il seguente: se hai appena acquistato un immobile che intendi usare come abitazione principale, non farti trovare impreparato. Cerca di munirti di una documentazione chiara che attesti fin da subito l’uso abitativo, e che possa supportarti in caso di vendita entro cinque anni.